È stato il mio primo eroe dello sport, in un’estate che adesso sembra un vaccino, con il libro Cuore per la promozione in seconda elementare, la prima casa al mare, il gelato alla fragola e in testa alla Hit Parade una canzone che diceva A wonderful summer. E mio nonno che a fine agosto torna da un viaggio in Spagna e più che coi ventagli e con le spade dalle punte arrotondate ci meraviglia con un racconto in cui tutti lo chiamavano Paolo Rossi.
Il tempo è un brasileiro e non lo puoi battere più di una volta. Dribbla tutti meglio di Zico e di Falcao, ti mette a sedere con la testa fra le mani.
Però c’è stato e ci sarà per sempre un bambino col costumino azzurro sulla spiaggia di Mazzarelli che diventa ogni minuto più deserta, sta giocando come ogni giorno di quel luglio 1982 una partita del Mundial di Spagna col suo Supertele. Dribbla il fratello minore e l’invasione di campo di un’onda urlando come Nando Martellni: “Paolo Rossi, Paolo Rossi, Paolo Rossi”